L'espressione latina "Homo homini lupus", che significa "L'uomo è lupo per l'altro uomo", è una celebre frase attribuita al commediografo romano Tito Maccio Plauto. Tuttavia, fu resa popolare e diffusa dal filosofo inglese Thomas Hobbes nel suo De Cive (1642) e Leviatano (1651).
La frase esprime una visione pessimistica della natura umana, suggerendo che gli esseri umani, nello stato di natura (ovvero, in assenza di un governo o di leggi che li regolino), tendono a comportarsi in modo egoistico, aggressivo e predatore gli uni verso gli altri. In questo stato, la vita dell'uomo sarebbe "solitaria, povera, sgradevole, brutale e breve", come descritto da Hobbes nel Leviatano.
Significato Principale: L'uomo è una minaccia per l'altro uomo; l'uomo è portato a sfruttare e danneggiare gli altri per il proprio vantaggio.
Contesto Storico: L'espressione si colloca in un dibattito filosofico sulla natura umana, che oppone una visione ottimistica (l'uomo è naturalmente buono) a una pessimistica (l'uomo è naturalmente cattivo).
Hobbes e il Contrattualismo: Per Hobbes, la soluzione a questa condizione naturale è la creazione di uno stato forte, un "Leviatano", che, attraverso la legge e la forza, imponga l'ordine e la sicurezza, limitando la libertà individuale in cambio della sopravvivenza. Questa teoria è alla base del suo contrattualismo.
Interpretazioni Alternative: Alcuni studiosi suggeriscono che l'espressione vada interpretata non tanto come una condanna totale della natura umana, quanto come un'analisi realistica delle dinamiche di potere e competizione che si instaurano in determinate condizioni sociali.
In sintesi, "Homo homini lupus" rimane una frase potente e provocatoria che invita a riflettere sulla complessità della natura umana e sulla necessità di istituzioni politiche e sociali per garantire la convivenza pacifica.